
Stop alla guerra ed all’invio di armi.
A nostro avviso l’unica soluzione per l’interruzione del conflitto è la mediazione diplomatica.
È ora di prendere atto che la via seguita finora, oltre a non portare i risultati sperati, si caratterizza per l’assenza di uno scopo chiaro. L’impegno per il nostro Paese deve essere quello di sviluppare una rete di relazioni internazionali ispirate all’equilibrio e all’autonomia e di assumere un ruolo di garante della pace.
Transizione ecologica
La minaccia del cambiamento climatico è ormai realtà concreta. L’estate appena trascorsa con l’aumento delle temperature, la siccità e il prosciugamento di fiumi e sorgenti, è stata un vero e proprio incubo, e sappiamo che ci attendono non solo catastrofi naturali, ma ulteriori danni all’agricoltura e a tutte le filiere produttive che da esse dipendono. Non esiste un piano B per il pianeta ed i costi della transizione ecologica non possono ricadere sulle fasce di lavoro meno tutelate. La transizione ecologica deve essere equa e inclusiva. È inevitabile investire su fonti rinnovabili e regolamentarne il mercato.
Abolire la diseguaglianza di genere. Dare potere alle donne
E’ tempo di affrontare la più grande discriminazione che il nostro paese conosca, da sempre sottovalutata dalla politica, che riguarda più del 50% della popolazione: le donne. E’ tempo di dotarsi di un piano che dia finalmente alle donne potere, parità salariale, lavoro, dignità e sicurezza. Non è solo questione fondamentale di giustizia, è condizione necessaria e non più trascurabile per la crescita e lo sviluppo della società italiana, come da decenni ci suggeriscono tutti gli indicatori economici elaborati dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni internazionali.
Il ruolo dello Stato
Dal 2020, all’indomani della diffusione del virus da Covid 19, abbiamo sperimentato direttamente sulla nostra pelle il peso del collasso della sanità pubblica, l’insufficienza del nostro sistema ospedaliero e delle strutture territoriali. La crisi economica che ne è seguita ha colpito interi settori produttivi, con risvolti pesantissimi sulle famiglie e su lavoratrici e lavoratori. Le conseguenze economiche della guerra in Ucraina moltiplicheranno le difficoltà a cui, senza scudo alcuno, tutte e tutti siamo esposti. Si profilano un autunno ed un inverno estremamente difficili, coi rincari delle bollette di gas e luce e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e di prima necessità.
Tutto ci dice che il governo di tutto il mondo e quello del nostro paese non può essere lasciato alla totale libertà dell’iniziativa privata e sottoposto solo alle leggi del profitto. La situazione richiede che nell’interesse del superiore bene comune ritorni il primato dello Stato e della politica sull’economia. In particolare, affinché le contromisure prospettate siano veramente efficaci, è il momento di procedere alla completa rinazionalizzazione di Enel, Eni e delle multiutilities locali. La nostra Costituzione, basata su un meccanismo solidaristico per il quale nessuno deve restare indietro, questi limiti li ha previsti negli articoli: 41, 42, 43.
il lavoro
Diventa indispensabile in tempi di devastante crisi economica restituire dignità e centralità al lavoro e promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ciò implica esattamente intervenire sulla libera iniziativa privata e sulle dinamiche del profitto a favore del lavoro, un intervento più diretto dello Stato nell’economia, la capacità di negoziare in Europa condizioni diverse sui vincoli di bilancio, per rilanciare l’occupazione attraverso un piano di investimenti e opere pubbliche in grado di creare concrete occasioni di lavoro. Di fronte all’esplodere del fenomeno del lavoro povero è necessario procedere all’approvazione di una legge sul salario minimo legale partendo da una base minima di 9 euro l’ora.
Restituire dignità al Parlamento
La politica nazionale si caratterizza per la forte debolezza del Parlamento. In realtà ad essere deboli sono i partiti che hanno perso il ruolo che storicamente hanno avuto. Le ragioni di ciò sono tante e vanno dalle leggi elettorali che allontanano l’eletto dall’elettore a scapito di un ruolo preminente delle segreterie di partito ad una crisi più generale dei partiti, sempre meno presenti tra la gente. E’ da auspicare un ritorno dei partiti, ovviamente in forme diverse da quella del novecento perché non più rispondenti agli attuali assetti sociali, ma certo è che senza un ripristino di organizzazioni collettive capaci di esprimere e tutelare differenti interessi sociali, la perdita di significato della politica e di fiducia nelle Istituzioni appare inarrestabile. Solo attraverso il recupero del rapporto con gli elettori si può riconoscere centralità al Parlamento, oggi ulteriormente minacciata dai venti del presidenzialismo.
Mezzogiorno
E’ il Mezzogiorno a vivere la maggiore sofferenza e a subire le maggiori conseguenze della pandemia e della crisi economica, sommate ad anni di abbandono, di incuria, di mancati investimenti. Il Mezzogiorno mette in rilievo l’assoluta incapacità del Governo e delle politiche neoliberiste di dare risposte concrete. Solo il reddito di cittadinanza, da più parti irragionevolmente attaccato, ha difeso dalla miseria milioni di persone, ha contrastato il lavoro nero e fatto argine alla minaccia di un’economia dominata dalla criminalità organizzata.
E’ necessario opporsi alla realizzazione del modello di “Autonomia regionale differenziata”, un progetto che allarga le distanze tra Sud e Nord del nostro paese, amplifica le diseguaglianze e condanna definitivamente il Mezzogiorno all’isolamento e alla marginalità. Va invece rilanciato, a partire dai fondi del PNRR , un piano concreto per lo sviluppo e la crescita delle regioni meridionali.
È sulla base di questi temi che ci siamo promessi di incontrarci il 15 ottobre a Roma per capire insieme come riportare al centro della discussione politica e della ricostruzione della sinistra queste urgenze non più rimandabili.